Alan Scuro – Episodio XXXVI – Addio poco, benvenuto nulla

Sulla Terra era già l’alba rosa a zebrare l’azzurro di un cielo che male odorava d’addio.

Lira e Aiello uscirono di casa con le valigie e andarono verso il bosco dove il ragazzo era atterrato mesi addietro. In tutta Monsampietro Mollico, la gente, risvegliatasi dall’intontimento, si stava rimboccando le maniche per ripulire il borgo antico dalle macerie.

I Secret, dopo aver ripulito le strade dai rottami di UFO-Pentola e affini, avevano fatto passare la battaglia con l’ex Predestinato per un terremoto, poiché nelle Marche erano frequenti e perché, nottetempo, non c’era stato spazio per architettare una storia elaborata come a Roswell.

Dallo zaino di Lira spuntava una testa felina a bande arancioni, che soffiava a tutti i passanti. La Predestinata italiana non sapeva se avrebbe potuto portare Rito Satanico con sé nel Cosmo di Nessuno, ma di certo non voleva abbandonarlo.

– Chi sei tu? – chiese Lira a un Secret che portava con sé un trasportino per animali col simbolo della Dam.

– Sono Pet Secret, metti il gatto qui, Lira.

– No.

– Fidati di me. Gli daremo solo le migliori crocchette.

– Rito Satanico mangia solo i topi di casa mia, le lucertole e…

– Me… – concluse Aiello guardando storto il gatto.

– Signorina, nell’UFO-Pentola morirebbe.

– Lo curerai?

– Sì.

– Guarda che morde!

– Signorina, – disse il Secret facendo la posa da duro, – per il Predestinato Bobik ho catturato animali ben più feroci di un gattino di campagna. Anche leoni e mostri marini!

– Va bene… Ciao, micio micio, bravo bravo… Vado fra le stelle ma poi torno! – disse Lira facendo passare l’indice fra le sbarre dove lo aveva riposto, così accarezzando il suo amico per l’ultima volta sopra al nasino madido e delicato.

– Addio, gatto infernale – disse Aiello, nascondendo un soffio di malinconia.

Pet Secret si allontanò con la gabbietta che oscillava visibilmente, ma facendo sempre finta di avere la situazione in pugno. Poi la serratura di plastica cedette e l’agente si ritrovò a terra col felino a dilaniargli la faccia.

– Lira, – le disse Aiello, – non vai a salutare tuo padre?

– No, lo odio.

– Perché?

– Perché stanotte mi ha detto che si rifiuta categoricamente di andare a trovare una persona, quando io non potrò più farlo… Inoltre non voleva il gatto.

– Parli di tua madre, vero?

Arrivati nel boschetto, Lira e Aiello videro l’UFO-Pentola abbandonato. I Secret non lo avevano rimosso, solo parcheggiato meglio.

Al primo sapiente pugno sferrato da Aiello alla fusoliera, il portellone si aprì cadendo di colpo. Il veicolo era vuoto, tuttavia, non appena i due Predestinati vi entrarono, l’abitacolo si singolarizzò completo di due sedili con cintura, schermi pieni di strani simboli e plance di comando.

– Hai fatto pipì, Lira?

– Sì.

– Falla di nuovo.

– Ma in mezzo agli alberi?

– Sì, sennò te la farai sotto non appena supereremo la velocità luce. Al Cosmic Boom tutti se la fanno sotto la prima volta.

– Guarda che so tutto, ricordo la storia della tua prima volta su un’UFO-Pentola. L’ho scritta io!

– Oggi scriverai la tua.

– Lo spero, sempre che tu sappia guidarlo meglio di come Alan guida la macchina.

– Da sobrio me la cavo.

– Ah, quasi dimenticavo… Perfetto, ce n’è una! Metti questa – Aiello aveva preso, da uno scompartimento a scomparsa della piccola astronave, una divisa aderente, metallizzata a bande rosse, e l’aveva data a Lira. Lui già la indossava.

– Come fai a sapere che è della mia misura? – chiese Lira spiegandola e appoggiandosela addosso.

– Semplice! Non lo so!

Dietro un cespuglio poco lontano Lira compì il miracolo.

– Come sto?

Nel verde del bosco Lira apparve ad Aiello Lightbeam vestita d’argento e con sul viso l’espressione di una bambina al suo primo giorno di scuola. La divisa, con sul seno sinistro il logo della Chimichanga Dam, le aderiva perfettamente al corpo.

– Sta meglio a te che a tuo padre.

– Le assomiglio adesso?

– A chi?

– Alla tua ragazza caduta nel Dimenticatoio.

– No. Lei indossava la divisa dell’orfanotrofio, non quella da Predestinata. Semplice.

– Uffa…

Aiello accese i Motori Cimergetici e i pulsanti della plancia di comando si illuminarono. Erano verdi e bianchi. Sembravano premersi da soli, perché alcuni, a casaccio, si spegnevano e riaccendevano dando quella sinistra sensazione che dà un pianoforte suonato da un fantasma.

Aiello, prima di partire, guardò Lira in viso. Ci era passato anche lui. Un giorno il padre lo aveva gettato in un UFO-Pentola e gli aveva detto Ecco, ora il Mondo è nelle tue mani. Quindi per farla acclimatare decise di non correre troppo, e fino a Fermo non superò nemmeno la velocità del suono.

– Ciao, mamma.

L’UFO-Pentola intanto stanziava sopra all’ospedale. E anche se la gente si era ormai abituata alle astronavi e ai robottoni, chiunque passasse di lì tirava fuori il telefono e scattava una foto al wok stanziato nel cielo azzurro.

– Dove vai, Lira? A scuola? Di solito vieni dopo da me.

– No, mamma. Parto per un viaggio.

La madre di Lira, che fissava il cielo iniziare a imbiancarsi del primo sole, si voltò verso la porta dov’era la ragazzina, vestita da Predestinata.

– Ma non hai ancora diciassette anni, come fai a partire… Lui… Lui è lì fuori?

– Alan Scuro? No, è a casa…

– Sempre responsabile quell’uomo.

– Lui voleva accompagnarmi, ma…

– Da me non è mai venuto, figlia mia.

– Ha detto che non può venire a trovarti per ora, ma quando si libera dagli impegni…

– Preferisco che venga la morte, Lira. Quell’uomo mi ha rovinato la vita.

– Perché? Mamma, cosa ti ha fatto?

– Mi ha detto la verità sui Nemici dell’Umanità.

– Hanno detto che solo noi Predestinati dovremmo conoscere la verità sul loro conto, o i Secret ben addestrati. Ma non capisco perché saperlo riduca le persone…

– Come me?

– Sì…

– Sai, crediamo di starcene tranquilli in questa sfera blu per tutta la vita, fra piante e animali stranissimi ma che per noi sono normali perché siamo abituati a vederli. Per le cimici è diverso, loro non sono comuni insetti, loro siamo noi. Te lo hanno già spiegato?

– Non ancora nel dettaglio, mi hanno detto di aspettare il mio compleanno. Mamma, ora ti credo quando parli strano…

L’infermiera più anziana del reparto entrò nella stanza. Aveva la permanente bionda e la faccia di una che appena sveglia si era accorta di non avere più alcun biscotto nella dispensa: – Lira, l’orario della visita non è ancora iniziato. Da dove sei passata? Dal tetto?! E poi, come ti sei vestita?

Ma per lei rispose la madre: – Si è vestita da fine del mondo. Le madonne a breve piangeranno sangue e non esisterà più alcun profumo nello scottex con cui verrà asciugato – disse la donna indicando una cimice verdissima e grassottella al di qua della zanzariera. – Se non ti sbrighi, presto la zanzariera dell’umanità cederà, figlia mia. Vai.

– Signora, – disse l’infermiera, – non inizi già adesso con queste storie perché oggi ho una lunga giornata davanti e non posso tollerare altri deliri. Si figuri, la giornata è cominciata con Sandrino, della stanza vicino. Quello si agita ogni volta che gli devo inserire una supposta di calmante. Eppure, guardate quanto calmante è, sembrano dei piccoli missili!

– Ciao, mamma.

– Ciao, Lira.

– Porto con me il fiocchetto rosso che mi hai regalato…

– Allora sarò con te, amore. Ci vediamo a ottobre dell’anno prossimo, se ci sarà. Il primo anno non potete tornare.

L’infermiera fu stupita dalla conversazione, ma non ci fece troppo caso visto che stava in psichiatria da quarant’anni. La donna in permanente si limitò ad accompagnare Lira alla porta del reparto, e, tornata nella camera della signora Scuro, con un bicchiere di plastica catturò la cimice e andò a scaricarla nel gabinetto. – Sono dappertutto quest’anno!

Ma non ricevette risposta, e tornata nella stanza per sincerarsi che fosse tutto a posto, lei e la paziente, dalla finestra, videro l’UFO-Pentola librarsi incerto, per poi sparire in un abbacinante lampo verde che sostituì il sole.

– Addio poco, benvenuto nulla.

(Continua…)

L’Episodio XXXVII di Alan Scuro – Episodio filler: meteorite con sorpresa – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 20-10-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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