Alan Scuro – Episodio XXXI – Fumetteria Pascal

Quanto incide la convivenza di due individui sulle loro singole personalità? Dopo due mesi, cosa fa credere loro di essere ancora se stessi, quando, anche nella propria più cruda intimità, ognuno dei due vive nella paura che l’altro possa aprirgli da un momento all’altro la porta del bagno?

Queste domande Lira se le poneva ogni giorno andando all’ospedale dalla scuola, dove a fatica riusciva a nascondere alle sue bulle che a casa ad aspettarla c’era il bel Predestinato americano. E gli stessi quesiti se li poneva Aiello, mentre l’aspettava mettendo a posto, fra un pensiero alla sua amata perduta, uno alla sue responsabilità incise fra le stelle e uno a Rito Satanico, che da un momento all’altro avrebbe potuto attaccarlo alle spalle.

– Dove vai, amore? – chiese la donna distesa a Lira dal suo letto costrittivo.

– Vado a casa a preparare la cena, mamma. Sai, ho ospiti.

Lira lo disse per scherzo ma per davvero. Voleva testare quanto della madre fosse ancora capace di porsi domande sulla sua vita. Al limite, se le avesse chiesto chi fosse il suo ospite, Lira avrebbe comunque potuto dissimulare dicendo “un’amica”. Tanto la madre non poteva sapere che non ne avesse, di amiche. Eppure la donna, con occhi sbarrati verso la zanzariera, non sembrò minimamente interessata né tanto meno curiosa, e ripeteva bisbigliando sempre la stessa tiritera.

– Annusa lo scottex, Lira. Annusa lo scottex.

– Perché?

– Odora di morte, amore, – concluse addormentandosi per le medicine. – odora di morte.

Rinchiusa in psichiatria, la madre aveva sempre parlato di eventi catastrofici e madonne piangenti sangue, perciò, mentre di ritorno a casa Lira passava davanti alla Fumetteria Pascal per raggiungere l’autobus del tardo pomeriggio, pensò che quella strana raccomandazione sullo scottex, con la quale la donna si era ultimamente fissata, non fosse poi così grave: – Forse mamma sta meglio, almeno lo scottex esiste. Oppure sono le nuove medicine…

Lira stette ad aspettare l’autobus per venti minuti, ma non arrivava e dalla fumetteria, occhiali spessi e fronti brufolose la osservavano.

A mangiarsela con gli occhiali erano gli amici di Orione, adolescenti puzzolenti che una come Lira se la potevano sognare. Lui invece, che con lei vicina almeno una volta aveva sognato, da bravo master di D&D, era invece concentratissimo sul gioco da tavolo, dando addirittura le spalle alla fermata dell’autobus oltre la vetrina con esposte verso l’esterno le action figure, e le ultime novità del collezionismo di massa.

– C’è Lira, Orione – gli disse il Mago.

– Devi concentrarti, – disse il master Orione, divenuto negli ultimi mesi sempre più ciccione, tanto che il grande libro delle regole che usava come separé lo copriva a malapena. Poi lanciò due dadi in una scatolina di legno: – Il Drago Scrotibux vi attacca, cosa fate?

– Uso Incanto Protettivo sul mio Scudo Sacro e proteggo la squadra – disse il Paladino, che nella realtà, anziché un’armatura completa da cavaliere sacro, stava indossando la camicia bianca a scacchi verdi che al mattino gli aveva preparato la mamma. Aveva un accenno di baffetti che accarezzava come se fossero il suo più grande dono di mascolinità. E lo erano.

– Funziona, – sancì Orione, – ma il Drago Finale Scrotibux è troppo forte, e volando in cielo, ora vi spara fiamme infernali anche… Aspettate che lancio i dadi… Anche dal culo! Se non attaccherete al più presto lo Scudo Sacro del Pala cederà e sarete perduti.

– Vado in ira! – urlò il barbaro. Un ragazzo grasso quanto Orione ma più basso, già calvo e con una lunga barba nera che si era fatto crescere dopo che suo cugino gli aveva detto che piaceva alle ragazze goth.

– L’attacco entra, il drago è stato trafitto dall’Ascia Stare, ma ora sta concentrando tutto il suo respiro infuocato, e non solo il respiro, contro il barbaro. Faccio un tiro su morte. Salvo, ma per miracolo.

– Lo salvo io con Curamore, – disse allora l’Incantatrice elfica, un ragazzo di dieci anni più grande degli altri, dalla faccia quadrata e dalla voce profonda. – La mia Lady Diamond ti salverà, Barbaro caro!

– Il barbaro è protetto e rigenerato da Curamore… – disse Orione dopo il susseguente lancio. Erano mesi che tentavano quell’attacco combinato e a questo punto i nostri erano stati sempre sciolti vivi nel puzzo infuocato di drago. Lady Diamond non aveva una gran mira, solo un gran cuore. – Ci state riuscendo, amici… Ma Scrotibux ha ancora troppi punti vita. E Curamore non è per sempre!

Intervenne allora il Mago, forse il più normale della comitiva, almeno esteticamente. Capelli neri e un viso dolce. Sulla maglietta aveva impressa una loli di un manga sconosciuto, ai più: – Uso Tappo di Ghiaccio sulla bocca del drago. Tiro il dado. Mi è uscito 19. – il massimo era venti e lo fece per ben due volte, tappando col secondo dardo anche l’altro sfiatatoio del nemico squamoso.

Allora, il Barbaro, saltando sullo scudo innalzato dal Paladino e scagliandosi in doppia ira potenziata dal potere di Curamore contro l’enorme blocco di ghiaccio in cui il boss finale era stato ridotto dal Mago, lo ridusse a cubetti da cocktail con un sol colpo dell’Ascia Stare, finendolo, una volta per tutte. E terminando così la più difficile campagna mai creata da Orione.

– Incredibile! – esultò Orione, voltandosi per errore verso la vetrina e guardando fuori. Lira non c’era più. – Ci siete riusciti…

– Curamore non si batte, ragazzi! – disse Lady Diamond senza modestia e col suo vocione da basso dei gruppi a cappella.

– Se non fosse stato per il mio Tappo di Ghiaccio però…

– È stata la vostra amicizia a salvarvi – disse Orione complimentandosi, – siete stati una bella gilda di avventurieri… ragazzi…

– Ma ti sei commosso, Orione?

– Sì, era tanto che ci provavate e ora che ci siete riusciti cosa mi resta? Il gioco è finito e il master non vi serve più.

– Ma faremo altre partite! – disse il barbaro prendendolo sotto al suo braccio flaccido e sudaticcio.

– Già! Ora facciamo finta di andare alla locanda a festeggiare! Chi mi porta di sopra?! – disse una Lady Diamond ancora immedesimata nel personaggio.

Ma in quell’istante trillò il sonaglino della porta a vetri, era Lira. L’intera Fumetteria Pascal si gelò come colpita dal Tappo di Ghiaccio. Era la prima volta che un’entità femminile varcava quella soglia. Per poco il fumettaro non cadde dalla scaletta da dove stava ripulendo il sopra delle librerie dei manga da un’ecatombe di cimici morte e rinsecchite.

– Orione, mi daresti un passaggio?

– Sì, certo, come no.

Ma non appena si rimangiò in una frase la sua promessa fatta a se stesso di non rivolgerle mai più la parola, una luce verde invase prima la strada e poi la fumetteria, rombando prepotente.

Era Aiello Lightbeam su di una moto verde fosforescente creata interamente col numero Cim. Portava la Spada di Occamo sulla schiena sopra al cappotto di cammello: – Lira, dobbiamo tornare a casa, salta su.

– Ah, eccomi Aiello, arrivo. Ciao Orione, non serve più. Buona, buona partita – disse la ragazza prima di saltare su e di partire a tutta velocità verso Monsampietro Mollico.

Quando furono lontani, per la velocità a cui Aiello scomparve in una scia verde di luce, la porta cigolante doveva ancora richiudersi, come le bocche di tutti i presenti.

Trin-Trin.

– Beata lei – disse Lady Diamond, coi palmi delle mani a mo’ di preghiera.

(Continua…)

L’Episodio XXXII di Alan Scuro – Annusa lo scottex – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 25-08-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

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