Il libro che Aiello aveva catturato dal vortice verdeggiante, rischiando di fatto l’osso del collo, era un libro sulla crescita personale, scritto da un francese di trentasette anni che abitava ancora a casa dei suoi.
– Ne arrivano a migliaia di quelli, dai vieni qui! – gli disse la ragazza in divisa da vicino al pozzo al centro dell’astronave.
Aiello nuotò nell’aria verso di lei, faticosamente, perché il libro ancora si dimenava. Ma un attimo prima che la raggiungesse, la bibliotecaria in divisa riattivò la gravità facendolo piombare col muso sul freddo pavimento metallico del Biblio-Tob.
– Ma sei scema?!
– Aiellooo! Aiellooo! Si è rotto il cervellooo! – canticchiò lei tutta allegra. – Dai, vieni a gettare il tuo libro nel Dimenticatoio, io farò lo stesso col mio.
– Cos’è un dimenticatoio?
– Gettiamoli insieme, Aiello. Non farti domande, e poi lo dice il nome. E la Bibbia come i libri sulla crescita personale meritano di essere dimenticati se vogliamo creare un futuro migliore per l’umanità. Avvicinati. Di più, non aver paura.
Aiello le era a fianco mentre sopra di loro costellazioni di scie verdi turbinavano sibilando.
Non appena il giovane Predestinato si affacciò per la prima volta dalla sommità del pozzo oscuro, il suono di annientamento si fece più forte, e profondamente minaccioso.
– Facciamolo insieme – gli disse lei prendendogli la mano.
Ma Aiello era rapito da quella risucchiante non visione cui vento nero gli scompigliava i folti capelli neri da sedicenne. Era un occhio oscuro e agghiacciante, un’entità divoratrice e inesistente, un foro nello spazio-tempo verso una dimensione impercepibile dai cinque sensi. Era il peggiore dei mostri, il divoratore di ogni luce e speranza, stella e vita. Era un buco nero, ma poco massiccio.
– Come avete fatto a catturarlo?! – chiese Aiello fissando la piena oscurità.
– Io ho sedici anni come te, non ne so molto… Ma appena arrivata qui catturai un libro, parlava di una civiltà antichissima, gli Ice. Gli Ice erano tutti blu ed erano di corporatura esile, ma estremamente intelligenti. Pensa che usavano dei buchi neri artificiali come discariche o addirittura altri più piccoli come cestini della spazzatura da ufficio. Tuttavia un giorno furono invasi e sterminati da sé stessi, qualunque cosa quel libro volesse dire, e i superstiti, forti del loro sapere, costruirono il Biblioteca di Alessandria-Tob, dove conservare ogni conoscenza, così da lasciare un segno del loro passaggio nell’universo in caso di totale sconfitta. Inoltre gli Ice riuscivano a generare buchi neri poco massicci in grado di attrarre oggetti specifici. Questo buco nero, in particolare, doveva servire loro per sbarazzarsi dei libri doppioni e dei sacchetti di patatine vuoti dell’equipaggio. E dei cammelli, ma non chiedermi perché. Vedi, anch’io indosso qualcosa di cammello, un bracciale. Ed è grazie a questo, guarda che bello! C’è un cammellooo! È grazie a questo che il buco mi attrae quel che basta per non farmi finire nel flusso di libri, proprio come prima ha attratto te grazie al cappotto di tuo padre. Tuttavia un giorno la moglie del capitano Ice del Biblio-Tob cadde per errore nel Dimenticatoio. Lui cercò di afferrarle la mano blu ma non ci riuscì. Giorni dopo anche lui, in preda al rimorso, si gettò nel buco nero e, leggenda vuole, che il loro amore ne aumentò la massa fino a far raggiungere all’attrazione gravitazionale i libri degli Ice che, in globi celesti, volteggiavano sulla cupola sopra di noi, proprio dove ora il Biblio-Tob conserva in sfere verdi i libri dell’umanità. Tutta la conoscenza degli Ice, in un istante, venne dunque attratta nel buco nero poco massiccio, ma con qualche chilo d’amore in più. L’amore, diceva un detto Ice, è dunque esso stesso conoscenza, o il buco nero non lo avrebbe mai accettato. Di certo l’amore non poteva essere un sacchetto di patatine né tanto meno un cammello. Se fosse durata più tempo di quell’istante, la piena del buco nero avrebbe divorato tutta l’astronave, accartocciandola su sé stessa come un foglio di carta, che fortunelliii! Inoltre da quell’abisso di conoscenza, sbucò Qualcosa. Una sorta di gelatina blu che subito svanì nel nulla, desingolarizzandosi. Gli scienziati Ice compresero che quella doveva essere l’unica soluzione al nemico invasore, e presto riempirono nuovamente il Biblio-Tob di tutti i libri che riuscirono a reperire e sacrificarono poi nel pozzo una coppia di giovani amanti. Proprio qui. E non appena si singolarizzò, catturarono il Numero Ice. Non fu poi difficile per i superstiti di una così evoluta razza costruire i sette robottoni che difendono tutt’ora la Terra, ma gli Ice, rimasti in quattro e quasi tutti gay, si estinsero lo stesso e con loro il Numero Ice. Ma col numero Cim funziona allo stesso modo, solo che la gelatina del Cim è verde.
– Per fortuna non ne sapevi molto.
– Me la sono inventata! Dai, Aiellooo, io lancio questo librooo! Tu lancia quellooo! Tesoro bellooo!
Aiello la guardò. Il vento oscuro che proveniva dal Dimenticatoio le faceva danzare i capelli neri, sui quali i riflessi verdeggianti della cupola trovavano attimi di conforto. Seppur inglese, la giovane bibliotecaria aveva teneri occhi orientaleggianti, e pelle di caramello.
Non appena i due ragazzi lanciarono i libri nel buco nero, questi si spaghettificarono in due spirali verdi che rimasero per un istante visibili, poi svanirono.
Il giorno successivo Aiello riuscì a catturare e a dimenticare ben tre tomi. Peccato che dalla Terra, solo quel giorno, ne arrivarono a migliaia.
L’impresa sembrava impossibile.
(Continua…)
L’Episodio XXVII di Alan Scuro – Dare e avere – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 27-07-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)