Alan Scuro – Episodio XIII – Nel Cosmo di Nessuno

(Nell’episodio precedente, Lira continua a correggere gli appunti su Aiello Lightbeam. Intanto però, in una galassia ai confini dell’universo, qualcosa di maleodorante si sta muovendo…)

Intanto, nella galassia Ultima a 99,99 miliardi di anni luce, nel sistema planetario Verdissima 7 dove sfociava il Varco nascosto dietro alla luna terrestre, nel settore difensivo più a destra, il settimo di sette, il robottone Babi-Tob si stagliava nell’oscurità, con solo vaghe stelle lontane e silenziose a fargli da sfondo.

Al suo interno una mano rossa e ammuffita rimestava una zuppa del suo stesso colore, che sembrava di rape ma senza rapa alcuna, e il suo possessore ringhiava il proprio disprezzo per il pilota Aiello Lightbeam, da troppo tempo assente dal fronte e ora cullato da Lira sul divano di Alan Scuro.

Sopra l’enorme pancione ammuffito e alla veste viola di suo padre, Bobik indossava un grembiule bianco da cucina con impresso al centro il logo della Chimichanga Dam, l’alieno ciclopico in procinto di venire colpito da quattro missili.

Ma quello era solo un logo mentre gli alieni da combattere erano altri, ma soprattutto non erano affatto alieni. Erano bensì gli esseri maleodoranti i cui esemplari più piccoli, a ottobre, quando i piloti tornavano sulla Terra lasciando a difendere il Varco di tarlo solo le bocche di fuoco del robottone Muraglia-Tob, in parte riuscivano a invaderla. Le cimici, esseri che un tempo, milioni di anni fa, eravamo noi.

Il Giardini di Babilonia-Tob di Bobik non è difficile da immaginare, basta pensare a un uovo di pasqua, o meglio al contenitore di plastica della sua sorpresa. Poi quel contenitore, spesso più divertente della sorpresa stessa, bisogna immaginarlo completamente di vetro, con inseriti dentro alla parte superiore i veri Giardini pensili di Babilonia, come i diorami nei soprammobili dove nevica se agitati.

Solo che nel babi-Tob non nevicava solamente, ma c’erano tutte le stagioni e, di conseguenza, tutti gli ecosistemi presenti sul nostro pianeta. Difatti in quel diorama sperduto ai confini del cosmo c’era anche la vita, sparpagliata in decine di terrazzamenti dove prosperavano tutte le piante che ricordate, quelle che avete dimenticato e quelle che non avete mai visto. E tutti gli animali della Terra, suddivisi con la propria flora in habitat distinti solo dalle rupi dei singoli terrazzamenti artificiali.

C’era da stare tranquilli però, non poteva accadere che una leonessa del terrazzamento della savana potesse balzare, durante una battuta di caccia, fino al terrazzamento boschivo sottostante per acciuffarvi un cervo, perché le ife fungine di Bobik controllavano a bacchetta ogni animale del Babi-Tob. E se una bestia sgarrava, a prescindere dalla specie, Bobik, sorridendo i denti aguzzi, se la mangiava.

In quel cielo incapsulato volavano falchi e rondini, aquile e gabbiani, e si spandevano ruggiti seguiti dai rintocchi di zoccoli spaventati e di picchi testardi in cerca di larve. Tutto nel Babi-Tob richiamava a qualcosa di terreno e ululava l’esistenza della vita terrestre ad altre lune.

Mentre mescolava quella zuppa poco invitante, al di sotto di Bobik si spandevano invece i canti dei cetacei. Perché là sotto, nella parte inferiore del porta sorpresa di vetro con braccia e gambe meccatroniche che era il Babi-Tob, intanto che il cuoco ammuffito, dopo aver spostato il calderone via dal fuoco, accarezzava un cerbiatto mentre un picchio nero gli si posava sull’Elmo delle Lische, là sotto, c’era un oceano sepolto, con tutte le alghe, i pesciolini e i coralli colorati del mondo.

Bobik scacciò con una carezza il cerbiatto e versò col mestolo la zuppa in quattro contenitori d’acciaio, che poi sigillò e affidò a degli scimpanzé pazzerelli, gli unici animali del Babi-Tob ai quali le ife dell’Ammuffito, anziché asservirli, avevano donato una sorta di intellettualità, seppur servile.

Gli ominidi coi pranzi si guardarono vicendevolmente e alcuni di loro per istinto pensarono come al solito di forzare il contenitore. Ma al tirannico ringhio di Bobik, emesso mentre il cuoco stellato fece tuttavia vedere loro delle banane, il branco divenne obbediente e corse intimidito ma bramante a caricare i pasti all’interno di quattro Ufo-Pentola. Bastone e banana.

Dopo qualche secondo dalla pancia del Babi-Tob, che oltre a essere una sfera ricolma di ecosistemi aveva come detto anche gambe robotiche e, questa vi sarà nuova, giganteschi cannoni al pesticida sul finire delle braccia d’acciaio, decollarono i quattro scimpanzé più esperti nei quattro Ufo-Pentola con dentro i pranzi da consegnare.

Gli animali, a folle velocità, dovevano portare il pranzo ai quattro Prestabiliti che oltre a Bobik erano rimasti a difesa del Varco, dopo la morte di Didamante e mentre Aiello riposava tranquillo sul divano del pensionato Alan Scuro. Se consideriamo che un altro dei piloti lassù non poteva nemmeno combattere, perché non in possesso del proprio robottone, chi veramente si stava occupando della battaglia contro le cimici erano solo i comandanti di tre su sette robottoni, dunque la loro sopravvivenza era fondamentale per il compimento del destino umano. Per questo gli scimpanzé negli UFO-Pentola erano spaventati, sapevano che Bobik non avrebbe perdonato loro il minimo errore.

Bobik osservava il Cosmo di Nessuno che separava i sette settori da difendere dal pianeta nemico tramite le sue spore. Queste gli fungevano un po’ come da wi-fi, connettendolo agli occhi di tutti gli animali nel Babi-Tob, occhi che Bobik lui usava per sincerarsi che ogni pranzo venisse recapitato al rispettivo destinatario.

Constatò attraverso lo sguardo di un camaleonte bianco che senza intoppi, il primo Ufo-Pentola aveva raggiunto l’Artemide-Tob al Settore 6. Poi, infastidito dal corno perché non abituato, vide attraverso un rinoceronte bianco che il secondo pilota scimpanzé stava sfrecciando, roteando su se stesso, fino al Muraglia-Tob al Settore 4, il settore difensivo centrale di fronte all’astronave Matron e al Varco. L’ominide aveva saltato il Settore cinque data la nefasta assenza di Aiello Lightbeam dal fronte.

Subito dopo, attraverso gli occhi di un gatto delle nevi Bobik vide il terzo ominide raggiungere indisturbato il Settore 3 e lo Zeus-Tob, portando quasi a compimento la missione assegnata al pittoresco squadrone. Tuttavia il quarto UFO-Pentola, che l’Ammuffito stava controllando attraverso il suo unico esemplare di aquila albina, sembrava aver sbagliato strada a causa della nebbia verde che lassù, al Settore 2, stava imperversando.

C’era la nebbia, lassù dove avrebbe dovuto esserci l’erede di Didamante col robottone Rodi-Tob. Non una nebulosa. C’era la nebbia, ed era verde.

Eppure Bobik glielo aveva detto a quella scimmia, la più stupida delle quattro, che l’erede di Didamante si trovava nella Matron e che dunque al Settore 2 non c’era nessuno. Ma lui pensava alla banana che lo avrebbe atteso alla buona riuscita del compito anziché pensare alla buona riuscita del compito, e ciò, seppur nefasto, sottolinea la loro vicinanza intellettuale alla nostra specie.

Era fottuto. In quella nebbia maleodorante l’Ufo-Pentola non avrebbe trovato nemmeno il Remo-Tob al Settore 1 a proteggerlo, perché se il Rodi-tob stava senza testa sulla Matron aspettando che Aiello tornasse nel Cosmo di Nessuno per ripararlo, il robottone che per trentatré anni era stato di Alan Scuro, seppur intatto, gli stava parcheggiato vicino, in attesa che l’erede di Alan Scuro si palesasse per prendere il suo posto fra i Prestabiliti.

La scimmietta spacciata continuava a guidare avvicinando sempre di più la faccia spaventata al vetro oscurato della cabina, come quando sulla Terra, anche se per strada c’è la nebbia bisogna pur sempre andare al lavoro e allora si rischia.

Ma il povero animale non poteva intelligere che quella nebbia fosse composta dai più piccoli esemplari dei Nemici dell’Umanità, cimici dirette sciamando al varco che per loro era d’ingresso col fine ultimo di invadere e debellare ogni altra vita senziente sulla Terra.

E intanto che il Babi-Tob, a velocità ultra si scagliava contro la nube verde nemica sbuffando rabbioso nebulose di pesticida dai suoi cannoni al DDT, per vendicare la povera scimmietta stupida e affamata, altri occhi osservavano impotenti la scena dalla stiva della Matron dov’erano custoditi il Remo-Tob, integro ma senza pilota, e il Rodi-Tob, senza testa ma con la sua nuova Prestabilita là vicina e in attesa dell’unico ingegnere che potesse aggiustarlo.

Erano gli occhi di Armoniosa, gli stessi di Didamante, suo padre. Ed erano celesti e furibondi come una tempesta di ghiaccio su Nettuno.

(Continua…)

Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo Scrittore di Alan Scuro

  • Il porta-sorpresa dell’uovo di pasqua, eh?
  • Lasciami in pace, Alan Scuro, è un buon modo per immaginare il Babi-Tob.
  • Diamine, fai un fumetto!
  • Sai che è una bella idea?!
  • Diamine.

L’Episodio XIV di Alan Scuro – Il numero Cim (parte tre) – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 21-04-2023, alle ore 00:00.

Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi

(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)

Episodio 13
Scimmia rider spaziale

Il racconto è finito, per ora. Grazie per il tuo tempo e, se ti va, condividilo!

Torna in alto