(Nell’episodio precedente, il piccolo Aiello ha visto rigettata la sua tesi su uno strano numero improbabile che, secondo lui, poteva risolvere ogni problema matematico…)
Ci volle del tempo perché si riprendesse dalla sconfitta accademica che aveva subito, e per farlo, Aiello dovette trovare un altro obbiettivo da perseguire. Ma ci vollero anni e il fondamentale apporto della natura umana.
Tornato a essere un semplice bambino delle elementari, Aiello passava le sue giornate seduto su un’altalena ferma, nel parchetto dell’orfanotrofio Lightbeam. Sotto il caseggiato di mattoni rossi che per lui era casa, Aiello osservava la natura, le foglie cadere e gli uccellini azzurri volare. La matematica non gli interessava più e pur di non interagire con alcuno portava lui stesso al tavolo del bullo Martin, tutti i venerdì, le tre fette di pizza che gli sarebbero spettate di diritto.
Rifiutava i videogiochi, perché pensava che finiti tutti i livelli, ovvero portando i livelli da completare a 0, c’era sempre un altro livello nascosto impossibile da poter giocare, e ciò rendeva impossibile completare anche il più semplice. I fumetti, perché letta un’intera serie, il numero Piucheimprobabile teorizzato da Aiello avrebbe creato un ulteriore capitolo impossibile da recuperare, e non aveva senso per lui conoscere una storia se non poteva sapere come andava a finire veramente. Lo stesso per i libri, le serie, i film e i giochi di carte collezionabili, per via di quella introvabile carta fosforescente con disegnata una spirale. Persino gli sport rispondevano per Aiello a quella legge sconosciuta, perché quando due squadre lasciavano il campo, il numero Piucheimprobabile prendeva il loro posto e continuava a giocare all’infinito. – Se un insieme arriva a 0 elementi compare, ne sono certo.
– Vieni a giocare, Aiello? Oggi non ti rubo la pizza… – gli chiese Martin tenendo sottobraccio un pallone bianco a esagoni neri. Aveva pensato di essere lui la causa del dispiacere di Aiello, dandosi di fatto decisamente più importanza di quella che aveva.
– Mangiala pure tutta, tanto non può finire. Nulla finisce mai sul serio.
Così i compagni lo lasciavano là da solo a ciondolare. In buona sostanza già era dura per loro vivere con sulla fronte stigma di orfano quindi non volevano accostarsi anche al matto dell’orfanotrofio. Perciò Aiello restò fuori da molti insiemi, tanto che col tempo iniziò a pensare che l’intangibile numero Piucheimprobabile a cui nessuno voleva credere fosse il suo solo e unico amico, perché compariva sotto forma di bambino fosforescente ogni volta che Aiello rimaneva solo per fargli compagnia.
Passarono due anni dalla scomunica del MIT e qualcosa in Aiello, velatamente e nel profondo, ancora sosteneva l’inesistenza degli insiemi stessi per come li conosciamo. Tuttavia il ragazzino, stanco di non riuscire a farsi capire, non riaccendeva più discorsi sull’argomento e parlava solo se interpellato.
Come quella volta in cui all’orfanotrofio era arrivata una nuova suora, scortata dal furgone dei gelati dello Zio Elvis. Non conoscendo Aiello e vedendolo ruotare su se stesso intrecciando le catene dell’altalena ferma, la nuova arrivata dal velo nero deciso di chiedergli cosa avesse e di compiere così la prima buona azione della giornata.
– Perché te ne stai qui tutto solo?
– Non sono solo, – le rispose Aiello guardando l’erba, – nell’altalena vicina c’è il mio amico Cim. L’ho chiamato così perché è verde come una cimice. Volevo chiamarlo Spiral per via della spirale che ha sulla pancia, ma suonava male.
– Ah, sì! L’ho visto! – disse la suora sorridendo le guance rosse. – È proprio simpatico il tuo amico immaginario.
– È un po’ più difficile di un amico immaginario, signorina suora.
– Ma se c’è lui farti compagnia, perché sembri così triste, ragazzo?
– La tristezza non esiste, – le rispose il Aiello sistemandosi gli occhiali, – quando la felicità sfiora lo zero ecco che appare dell’altra felicità, tutta verde fosforescente e con dentro una spirale come il mio amico Cim.
– Certo, Aiello, – gli disse la giovane suor Mary Firecross, – tranne che per il colore credo tu abbia già ben chiaro il concetto di Dio. Sei molto intelligente per la tua età!
In realtà Aiello era troppo intelligente per la sua età.
– Dio, quello della domenica, nemmeno può esistere veramente, o almeno non è così importante come dice il vecchio Padre Lifetree – le disse lapidariamente Aiello.
– Perché dici questo?
– Mi dispiace che per lei sia così importante ma l’insieme delle religioni è molto grande ed è facile sbagliarsi. Inoltre quando scompariranno tutte le religioni e quindi tutte le divinità comparirà Cim e prenderà il loro posto. Lui è il primo, il più che improbabile e l’ultimo elemento di ogni insieme. Anche le idee umane non avrebbero avuto un insieme in cui inserirsi se Cim non fosse stata la prima. Dio compreso, che è solo un’idea.
– Va bene, Aiello. Ma non dire queste cose al rettore Lifetree. È molto vecchio e ha vissuto tutta la sua vita con un credo. Devi rispettarlo – disse la suora, prima di andarsene col velo ondeggiante rabbia.
– Aiello, – intervenne di lì a poco Martin col pallone, – cosa hai detto alla povera suor Mary Firecross? Sembrava furiosa e l’ho sentita borbottare “Ora mi sente quello lì”. Ti prego, non far trasferire anche lei, è bellissima…
– Guarda che non era mica arrabbiata. Sorrideva e poi non ne avrebbe avuto motivo. Le ho solo detto che il mio dio è più forte del vostro!
– Non è vero! Non è vero! – urlò Martin calciandogli il pallone addosso. – Tu sei strano, mi fai paura! Fai paura a tutti qui! Spero che muori e scompari per sempre!
– Non ti basterebbe per liberarti di me, perché comparirebbe il mio fantasma fosforescente a tormentarti. Uuuh!
Passarono gli anni, quattro per la precisione, e Aiello, sempre sull’altalena, contava le foglie cadere e gli uccellini azzurri volare, quando notò per la prima volta qualcosa che aveva sempre avuto davanti agli occhi ma alla quale non aveva mai dato troppa importanza. Una ragazza in divisa.
Di colpo, Cim scomparve e non riapparve più, se non sotto forma di ragazza in divisa quando Aiello restava solo nelle docce o, di nascosto, sotto le coperte umide del dormitorio. Un altro ente, un’altra più comune ragion d’essere prese il sopravvento su quel ragazzo che aveva sempre fuggito gli altri per via del suo genio incompreso, ma che ora, quel genio, iniziò a usarlo per far comparire un bacio.
– Sai, – disse un giorno Aiello, sistemandosi gli occhiali rotondi, alla ragazza in divisa che davanti all’altalena per prima gli aveva sorriso, – ho cercato per molto tempo un numero più che improbabile che risolvesse l’irrisolvibile, eppure quando mi hai sorriso, non mi ero accorto che fosse da qualche parte nascosto dentro di te. Posso cercarlo?
Aiello si prese così prima uno schiaffone e poi il suo primo bacio. Poi, questa stessa frase, alla quale modificò solo l’ultima parte, Aiello la ripeté anche all’amica di lei l’anno dopo, e dopo due anni, all’amica dell’amica, cosicché presto le ragazze in divisa divennero la sua nuova e più accettabile ragion d’essere e il numero Cim, solo un vago ricordo.
(Continua…)
L’Episodio XIII di Alan Scuro – Nel Cosmo di Nessuno – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 14-04-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)