(Nell’episodio precedente, a Monsampietro Mollico è precipitato un UFO-Pentola con dentro uno strano individuo. Alan Scuro dice che si chiama Aiello Lightbeam, il Prestabilito americano…)
Nella casetta da eremita a Monsampietro Mollico, poggiata sul muro all’ingresso c’era la spada luminosa di Aiello, ora spenta perché lontana dal suo possessore. Il Prestabilito americano stava svenuto sul divano di Alan Scuro, sognante e in postumi galattici.
Il nostro eroe cinquantenne, intanto che Aiello russava, era tutto concentrato nell’assemblaggio del modellino del Remo-Tob, ottenuto da Lira in cambio della sua tanto agognata intervista.
Stava tutto aggobbito sulla sua scrivania, e staccava i pezzi del robottino dalle sprue di plastica con fare amanuense. Poi li raffinava col bisturi e successivamente con della carta abrasiva dalla grana finissima. Infine li sistemava sul piano in un ordine che già ricordava il Remo-Tob e, seguendo le indecifrabili istruzioni in cinese, e dunque concentrandosi principalmente sulle immagini degli esplosi, Alan scuro montava il ricordo in scala 1:144 del suo ex compagno di mille avventure.
Intanto Lira osservava le iridescenti bolle di sapone passare dal fuoriuscire velocissime dallo sparabolle al rallentare di colpo, rimanendo sospese nell’aria domestica già satura di risposte. Qual’ era la storia di quel nuovo alieno così umano che le ronfiava vicino? Perché indossava un cappotto di cammello sopra la tuta spaziale metallizzata a bande rosse? Ma soprattutto, perché si era rivolto a lei come a un amore perduto e ritrovato? Lira era venuta a conoscenza di questi perché ed era rimasta talmente sbalordita che ora riusciva solo a fare altre bolle.
Le bolle intanto si accumulavano, perché sconvolte solo dalle impercettibili perturbazioni dell’aria soffiate dai respiri di Lira, dal ronfare sul divano di Aiello e più forte per le imprecazioni gesticolate di Alan Scuro, scagliate contro se stesso ogniqualvolta sbagliasse di un millimetro nell’appiccicare un adesivo cosmetico.
Dopo un po’ volavano in quella stanza tante bolle che sembravano infinite. Si raggruppavano in ammassi intorno alle più grandi, partivano all’esplorazione sole come eteree minuscole mongolfiere o scomparivano, per una manata imprecante data all’aria dal pilota dai capelli tinti o perché, tristemente, erano destinate a scomparire prima delle altre.
E sperava Lira, sperava con tutta se stessa che una di quelle bolle avrebbe svegliato il pilota svenuto, che ancora sognava beato la sua amata perduta. Come una bambina che gioca a fare la principessa, Lira, che un amore così intenso prima di allora non l’aveva nemmeno mai immaginato, sognava di essere lei la protagonista di quel sogno tormentato e di volare con quell’affascinante paladino dello spazio dal cuore grande, un giorno, libera e amata fra le stelle più luminose.
Certo da qualche parte nella vita di Lira c’era Orione che diceva di amarla, messaggio dopo messaggio inviato dalla sua cameretta da ragazzo nerd, dalla quale lo sparabolle era stato impunemente sottratto. Ma Lira dentro di sé sentiva come se Orione l’amasse per paura di non poter trovare di meglio, non per amore, e questo la ripugnava.
Lei non voleva essere un mezzo con cui quel ciccione si sarebbe potuto ergere sui suoi amici della Fumetteria Pascal come il primo che ce l’aveva fatta, che se l’era fatta. Non voleva essere un mezzo per l’amore, né vivere un mezzo amore. Lei voleva sentirsi amata da chi poteva avere l’universo ma avrebbe scelto lei anche se fosse scomparsa. E Aiello sembrava l’unico uomo al mondo in grado di amare così.
– Alan, ti disturbo?
– Sì, – rispose Alan incastrando il mini Gladio Oscuro nella mano del robottino. Era arrabbiato perché lo Scudo Rettangolare non entrava bene nell’incastro adibito, e per un robottino di plastica da 99.99 euro non era tollerabile.
– Mi ripeti la storia di Aiello così ricontrollo gli appunti? – chiese Lira sparando altre bolle. Stava mentendo, non voleva solo ricontrollare gli appunti, bensì rivivere le emozioni che aveva provato la prima volta.
– No.
– Allora ridammi il modellino del Remo-Tob. Tanto hai detto che è difettoso.
– Allora, dato il cambio a suo padre, – iniziò da capo Alan Scuro, – quel rompicazzo di Aiello Lightbeam arrivò lassù da noi nel 2018 sul suo Faro-Tob, un robottone bianco e dalla forma cilindrica simile a un puzzolente rotolo di scottex. Quel coso era munito di braccia e gambe e al vertice aveva una lampadina con dentro una nana bianca. Una stella intendo, non una donna nana e caucasica. Nel complesso era molto più brutto del mio fichissimo Remo-Tob.
Poi Alan Scuro, come per metterli a confronto, con una mano fece vedere a Lira il modellino che stava costruendo e con l’altra il rotolo di scottex che usava per togliere gli eccessi di colla a caldo.
– Bravo, Alan, ripeti tutto, ma evita le battute questa volta.
Appunti di Lira: Alan Scuro su Aiello Lightbeam
Aiello arrivò nel Cosmo di Nessuno nel 2018 col suo slanciato Faro-Tob, un robottone bianchissimo e dalla forma cilindrica simile a un rotolo di carta assorbente. Aveva braccia e gambe meccatroniche e al posto della testa, il faro antropomorfo tramandato nella famiglia Lightbeam da padre in figlio, montava una grossa lampada supertecnologica con dentro sigillata una stella morente, chiamata nana bianca.
A diciassette anni, l’americano Aiello Lightbeam era già stato il migliore risolutore di problemi che il mondo avesse mai conosciuto. Del resto discendeva direttamente dal ramo tolemaico di Alessandro Magno, l’imperatore greco che, prima fra le sue leggendarie imprese, sbrogliò il dilemma dei dilemmi. Il Nodo Gordiano.
Il Nodo Gordiano era un nodo intricatissimo e inestricabile, che secondo l’oracolo, avrebbe reso imperatore chiunque sarebbe riuscito a districarlo.
Per secoli, i più ingegnosi degli uomini, nei quali spesso la figura del filosofo e dello scienziato erano solite coincidere, si erano dunque cimentati nel venire a capo di quel folle gomitolo, fallendo sempre tutti miseramente per poi tornarsene a casa tutti tristi.
Tuttavia un leggendario giorno passò di lì Alessandro Magno e senza pensarci due volte, con la stessa spada luminosa di Aiello, la spada di Occamo ora poggiata sul muro del salotto di Alan Scuro, troncò di netto in due parti il nodo Gordiano, risolvendolo per sempre ed esclamando: – Era così semplice!
Più di cento filosofi si suicidarono quello stesso giorno.
Così venne risolto de facto alla radice il dilemma dei dilemmi, da colui che di conseguenza era divenuto l’imperatore dei greci e il nuovo pilota del Faro di Alessandria-Tob. Fu poi facile per Alessandro sottomettere uno dopo l’altro i popoli dell’Asia quando a ottobre tornava sulla Terra col suo robottone.
Ma le sue guerre non erano volte alla conquista, bensì a sfogare il dolore che essere il pilota di quello specifico robottone comportava.
Un brutto giorno, precisamente l’11 giugno del 323 avanti Cristo, non appena Alessandro venne a sapere che il suo primogenito maschio aveva compiuto diciassette anni, la fece finita, avvelenandosi a Babilonia in barba al mondo e al mio professore di storia.
Duemilatrecentoquaranta anni dopo, Aiello Lightbeam, degno erede di quel geniale quanto malinconico stratega, con la sua invenzione del numero Cim, il numero improbabile capace di risolvere ogni problema matematico, diede prova di non essere da meno. E ora dorme beato qui vicino a me, tormentato dallo stesso destino prestabilito che divorò il suo illiustre antenato.
(Continua… Ma tu continua a leggere i contenuti speciali!)
Nuovo dialogo fra Alan Scuro e lo scrittore di Alan Scuro
- Ehi scrittore!
- Dimmi Alan Scuro.
- Sbaglio o è da un po’ che non fai più i contenuti speciali?
- Non ho tempo, ora sto anche lavorando oltre a scrivere la tua storia.
- Io ho combattuto nello spazio per trentatré anni, quello era un lavoro, non il tuo.
- Sì e i treni arrivavano in orario, boomer!
- Che significa boomer?!
- Che sei un fico, Alan Scuro.
- Grazie!
L’Episodio XI di Alan Scuro – Il numero Cim – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 31-03-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)