(Nell’episodio precedente, per proteggere il Varco da un meteorite e per salvare Didamante, il robottone Remo-Tob pilotato da Alan Scuro ha lanciato quello di Aiello nel cuore della roccia spaziale, facendola esplodere e scoprendo che, in realtà, era una gargantuesca cimice ricoperta di fango secco… Chissà se Aiello se la sarà presa…)
Nel Cosmo di Nessuno non esisteva l’ora di cena. Tuttavia quando la stella Verdissima 7 veniva eclissata dal pianeta delle cimici, una sorta di luce serale color acqua marina scendeva anche sui Prestabiliti, che solitamente si ritrovavano nel Babi-Tob di Bobik l’Ammuffito per consumare un pasto tutti e sette insieme, lasciando a difesa del Varco di Tarlo per la Terra solo il sistema incendiario automatizzabile del robottone Muraglia-Tob.
Ma per come sei ore prima si era svolto il combattimento contro la mastodontica cimice asiatica camuffata da meteorite, quel giorno il generale Mind Secret aveva optato perché il pasto dei Prestabiliti si svolgesse direttamente nell’astronave Matron. Così, in caso di liti, tafferugli o tentativi di omicidio, le centinaia di agenti Secret lì presenti avrebbero potuto placare gli animi. O al limite portare via i corpi.
Quando Bobik entrò nella sala dei ricevimenti della Matron, portando con sé la solita zuppiera gigantesca di zuppa di rape rosse ma senza rapa alcuna, l’atmosfera ostile era già tangibile, ma salì alle stelle non appena anche Aiello si palesò dalla porta scorrevole sedendosi nell’unico posto rimasto vuoto, riservatogli dai Secret chissà perché proprio lontano da quello di Alan Scuro.
Gli altri piloti fecero finta di niente, giocherellando col cucchiaio nel proprio piatto di brodaglia rossa, come quando due membri di una grande famiglia hanno litigato e gli altri a tavola preferiscono il silenzio alla possibilità di riaccendere gli animi con qualche frase azzardata dall’imbarazzo. Tuttavia in quei casi è sempre il colpevole del litigio a parlare per primo, specialmente se italiano.
– Tutti i giorni la stessa brodaglia – si lamentò Alan Scuro con Didamante. – Perché non vai nelle cucine e non ci prepari una bella carbonara delle tue?
– Perché Bobik, il cuoco, – rispose Didamante a bassa voce, – è un iracheno grasso con una pelliccia di muffa rossa, dai bianchi occhi senza iridi, vestito come un antico sacerdote assiro e con un palese istinto omicida. Ecco perché.
– Ci vado io allora, – gridò Alan Scuro battendo le mani sul tavolo di metallo con al centro il simbolo della Chimichanga Dam, – tanto ormai so la tua ricetta e sono stanco di questa brodaglia di merda! Sono sicuro che quel mostro la prepara immergendo le braccia insensibili nell’acqua bollente! Guardate, questa roba è dello stesso colore della sua pelle ammuffita!
Bobik, seduto come sempre a capotavola, alzò lo sguardo assente verso Alan Scuro e con l’unghia affilata simulò il gesto dei tagliagole.
Alan Scuro tornò subito a sedersi: – Sai che c’è, non mi va più la carbonara… Mamma mia che buona questa zuppa, Bobik! Oggi ti è uscita meglio delle altre ottocentomila volte che l’hai fatta, altro che la pizza.
– Basta, Alan – gli disse Didamante dandogli una gomitata sulla divisa da pilota all’altezza delle costole, – o quell’animale ci ammazzerà tutti e uccidere quella mega cimice sarà stato inutile. Guardami, sono tutto ustionato.
– Poteva andarti peggio, – disse Alan Scuro passandosi il tovagliolo sulla bocca e assaporando un’altra finta cucchiaiata. – Se non fosse stato per me adesso saresti un pollo, anzi, un tacchino arrosto proprio come quello là!
Ora tutti guardarono il giovane americano Aiello Lightbeam aspettandosi l’inizio di uno scontro. Ma Aiello, completamente fasciato di bende e coi capelli bruciacchiati, non diede alcun valore alle parole del provocatore, e stoicamente continuò ad annegare il cucchiaio nel brodo e a portarselo in silenzio alla bocca.
– Lascialo stare, – gli disse Didamante, – non vedi che è scosso. Per salvarmi lo hai quasi fatto ammazzare.
– Sai che perdita, un americano in meno.
Ma Aiello non voleva proprio saperne di litigare e Alan Scuro si sdraiò sulla sedia, portandosi le mani sulla pancia: – Ehi, tu, Secret cameriere, portami uno stecchino.
– Ma signor Scuro, – disse il mascellone agente segreto in occhiali da sole vestito da cameriere, – a cosa le serve uno stecchino? Ha mangiato solo la zuppa.
– Mangio sempre solo la zuppa. Ma oggi ho salvato la Terra. Voglio in cambio almeno uno stecchino.
– Non ci sono stecchini sull’astronave Matron, signor Scuro. Sono costernato.
– Non sei costernato, sei un coglione. Americano anche tu?!
– No, sono Flu Secret. Sono francese.
– Ridammi la Gioconda allora.
– Alan Scuro, – esclamò Mind Secret dalla porta scorrevole, – non trattare male il povero Flu.
– Ma io rivoglio la Gioconda, subito!
– Te la faremo avere una volta sulla Terra. Intanto però, per l’impresa che avete compiuto, Bobik ha eccezionalmente rifornito i nostri Secret cuochi delle migliori materie prime e permesso loro di prepararvi… la pizza!
– Veramente? Oddio non ci credo! Ritiro quello che ho detto, Flu. Dammi un bacetto. Sulla guancia però, non mi fido dei francesi.
Mentre Flu dava un bacetto ad Alan Scuro, il Generalissimo si scostò dalla porta e da dietro di lui una sfilata di Secret camerieri entrò nella sala riempiendo la tavola con vassoi su vassoi pieni di pizze diverse. Era un evento più unico che raro, perché nonostante Bobik fosse il Prestabilito atto a sfamare il contingente spaziale della Chimichanga Dam, teneva tutto quello che produceva negli allevamenti e nelle serre del Babi-Tob per sé, uccidendo chiunque osasse avvicinarsi alle dispense del suo sferico robottone.
– Mamma mia, – esclamò Alan Scuro, – c’è anche la pizza alla carbonara! Gli unici due motivi oltre Lira per cui valga veramente la pena di salvare la Terra… fusi insieme!
– Buon appetito, Prestabiliti! – gioì Mind Secret. – La vera cena inizia ora! E grazie per aver salvato la Terra un’altra volta, lupacchiotti miei.
Anche se i sette piloti dei robottoni avevano assicurato all’umanità almeno un altro giorno di prosperità, alla vista di tutti quei manicaretti mangiarono come se non vi fosse un domani.
Presto il clima sembrava essersi disteso e tutti i Prestabiliti, tranne uno, assaporando per la prima volta dopo tanto tempo qualcosa che non fosse la zuppa di rape senza rape di Bobik, iniziarono a raccontare del perché amassero un piatto piuttosto che un altro, dei ricordi che la pizza, cibo universale, evocava loro e infine di loro stessi. Perché nulla rende più aperti e socievoli della pizza.
Dopo nemmeno dieci minuti sulla tovaglia brandizzata era rimasto solo un pezzo di pizza, alla carbonara e proprio nel vassoio vicino ad Aiello.
– Lo mangi quello? – chiese Alan Scuro al Prestabilito americano.
Ma Aiello non rispose.
– Allora lo mangio io. Passatemelo.
Ma né lui né nessun altro pilota passò ad Alan Scuro l’ultima fetta di pizza.
– Me lo prenderò da solo allora, ingrati.
Alan scuro si alzò e fischiettando circumnavigò il tavolo ovale fino a porsi dietro ad Aiello. Da sopra poteva notare le bende e le chiazze di capelli bruciacchiati dallo scontro con la cimice arroventata, a cui lui stesso aveva sottoposto il ragazzo contro la sua volontà. Tuttavia Alan Scuro arraffò lo stesso il reduce pezzo di pizza e fece per fare un morso sostanzioso. Tutti trattennero il respiro.
– Potevi lasciarglielo, se non fosse stato per lui adesso noi… – gli disse Didamante, sconfortato dal notare la totale mancanza di empatia da parte del migliore amico nei confronti del martoriato Prestabilito americano.
– Potevo? Tieni.
Alan Scuro lanciò il pezzo di pizza nel piatto di Aiello mancando completamente nel far trasparire alcuna intenzione di gentilezza, tanto che mancò anche il piatto e la fetta morsicata finì sul simbolo dell’alieno minacciato da quattro missili della Dam.
– Non lo voglio… – disse Aiello con occhi umidi. Nonostante qualche sorriso accondiscendente che si era sforzato di regalare agli altri durante la pizzata, era la prima volta che per tutta la cena Aiello proferiva parola.
– Mangialo lo stesso.
– Non lo voglio, e non voglio più stare qui. Semplice…
– Nemmeno io, ragazzino. Ma alcuni destini sono prestabiliti e a noi è toccato il peggiore. Quello di essere eroi. Ci tocca vivere per fare contenti gli altri – disse Alan mettendogli una mano sulla spalla.
– …
– Mangialo, Aiello. Fammi contento.
(Continua… Ma tu continua a leggere i contenuti speciali!)
Ricetta della zuppa di rape rosse senza rape rosse
Ingredienti: Acqua, le braccia ammuffite di Bobik, coriandolo, sale.
Preparazione: Prendete le braccia ammuffite di Bobik e, senza farvi sgozzare, inseritele nell’acqua bollente dopo averla salata quanto basta. Dopo trenta minuti, se siete ancora vivi aggiungete il coriandolo e servite la zuppa ancora calda in una ciotola col simbolo della Chimichanga Dam. Buon appetito!
L’Episodio XXXVII di Alan Scuro – Base artica – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 20-10-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)