L’accelerazione dell’UFO-pentola sarebbe stata micidiale per chiunque, tranne che per un Predestinato ovviamente.
Nel veicolo non c’era nessuna cintura con cui assicurarsi. Dove poi? Non c’era nemmeno un sedile per il pilota, né una plancia di comando. Ma soprattutto Aiello non vedeva nessun paracadute.
Aiello sarebbe morto prima ancora del boato sonico, se non fosse stato per una strana poltiglia verde acido che lo avvolse completamente come un insetto in una gelatina.
Prima ancora di raggiungere le nuvole cariche di fulmini, l’UFO-pentola toccò la velocità ultrasonica, circa 1200 km/h, confondendo il boato sonico coi tuoni che impazzavano prepotenti come fu nel Catatumbo.
In un ombrello d’aria scura, suor Mary Firecross aveva visto sparire il proprio primo e unico figlio maschio e lo stesso era stato per Immanuel Lightbeam, che la teneva ancora abbracciata accogliendone il pianto di madre.
Poi il cielo si illuminò di un’aurora verde per un cim–secondo. Era il Boato Cosmico. Aiello aveva oltrepassato la velocità della luce fino a raggiungere gli 0,1 Cim. Il massimo che un Predestinato inesperto potesse sopportare, nonostante l’azione inglobante dell’avvolgente gelatina verdognola.
L’UFO pentola era ora fermo sospeso nel cosmo, sull’azzurro terrestre che si stagliava sotto di lui.
Dalla feritoia a banda orizzontale in un materiale simile al vetro oscurante, che percorreva l’intero perimetro del coperchio dell’UFO-pentola, dalla quale Aiello aveva visto prima i baffi di suo padre sporchi di cioccolato, accanto ai capelli lucenti di sua madre, i lampi azzurri le nuvole nere l’ombrello d’aria lo spazio stellato che per via di un effetto ottico che non sto a spiegare si allontanava e infine il verde infinito del Boato Cosmico, Aiello ora vedeva un’enorme astronave discoidale, roteante e di un verde smeraldino, che scintillava colpita dal sole all’orizzonte, sospesa, fra il mare della Terra e la notte infinita del cosmo stellato.
Aiello, completamente inglobato dalla gelatina, osservava questa meraviglia mentre stava spiaccicato a quattro di spade contro la parete posteriore dell’UFO-pentola. L’odore che sentiva era di coriandolo, ma cento volte quello che quand’era piccolo, veniva emanato dalla terrificante minestra delle suore.
Non respirava, né soffocava in quella melma maleodorante. Percepiva solo la terrificante sensazione che si prova un istante prima di finire l’aria quando si è in apnea, ma prolungata e costante.
Le sue ossa gli sembravano intatte nonostante la velocità assurda raggiunta, quel budino sconosciuto doveva averlo protetto. Nessun dolore, solo una irraggiungibile paura, che per i più, ma non per l’animo da scienziato di Aiello Lightbeam, in fondo, o meglio oltre le profondità umane, è il peggiore dei dolori.
L’Ufo-pentola ripartì, velocissimo ma molto meno di prima, ed andò a posizionarsi sopra al gigantesco UFO verde e roteante. Poi, come un calzino in una lavatrice, Aiello si sentì centrifugare.
L’UFO-pentola aveva iniziato a girare alla folle velocità dell’astronave madre degli UFO-pentola, il Biblioteca di Alessandria-Tob.
Le sensazioni furono molteplici e tutte negative. Quel non respirare ma senza poter morire perdurato nel tempo, il sentirsi prima sbattuto e poi schiacciato nuovamente contro la parete, il nauseante odore di coriandolo. Aiello desiderava morire piuttosto che continuare a vivere così, col corpo sballottato dagli eventi e incapace di fronteggiarne anche solo uno. Incapace di muoversi, di comunicare.
Per sua fortuna l’UFO-pentola a una certa si sincronizzò alla velocità di rotazione del Biblio-Tob, 0,8 Cim, e come una mela che cade dall’albero, vi atterrò a rompicollo agganciandosi a esso.
Il portellone si aprì di botto, crollando in un boato sferragliante. Al contempo, la gelatina maleodorante si “desingolarizzò”, svanendo nel nulla come un animale che si rifugia in una tana.
– No, no!
Il portellone era aperto e non ci voleva la mente da scienziato di Aiello per immaginare quale sarebbe stato il suo destino. La morte.
Ma ancora una volta non arrivò.
– Tranquillo, c’è l’atmosfera del Biblio-Tob – disse una voce femminile da fuori.
Una ragazza in divisa si affacciò dal portellone aperto, gli occhi le sorridevano.
– Sei Aiello, vero?
– Sì – disse il ragazzo rialzandosi, poi sentì qualcosa di umido nei pantaloni. Se l’era fatta sotto.
– Bisogna sempre andare in bagno prima di un Cosmic Boom, tuo padre non te l’ha detto.
– Mi aveva mezzo avvertito.
Aiello raccolse il fagotto da per terra. Dentro sua madre suor Mary Firecross gli aveva sapientemente messo, piegati con cura ma ora sgualciti dal folle volo, un paio di pantaloni di riserva. Mentre in tutta probabilità l’idea dei cioccolatini a forma di cuore era stata del padre.
– Ti dispiace? – chiese Aiello alla ragazza.
– Ti vergogni di me?
– No, di me. Semplice.
– Allora non guardo – disse lei chiudendo gli occhi, ma rimanendo lì dov’era. – Sai, non passano tanti esseri umani da queste parti… A parte vecchi Predestinati incartapecoriti in cerca di conoscenza.
Dietro di lei, l’universo intero volteggiava rapidissimo, mentre Aiello saltellava nel rimbombante UFO-pentola vuoto, cercando di infilarsi i nuovi pantaloni. Aderenti, metallizzati e a bande rosse.
– Ti ho vista! Hai guardato!
(Continua…)
L’Episodio XXVI di Alan Scuro – La ragazza dei libri sospesi nel cielo – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 14-07-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)