(Nell’episodio precedente Lira, per via dell’altenzanza scuola-lavoro, dopo aver fatto visita alla mamma pazza in ospedale, è andata dal pilota del robottone col solo fine di intervistarlo. Tuttavia si è beccata una “fucilata” in testa…)
– Ah! – urlò terrorizzata Lira, incrociando gli occhi verso l’alto.
Sulla fronte aveva appiccicato un dardo con ventosa.
– Vattene da questa casa, non te lo permetterò mai! – le urlò Alan Scuro, prima di sbatterle la porta in faccia.
– Certo che me ne vado, psicopatico! – gli urlò lei da fuori, staccandosi la ventosa. Plip
Quindi Lira, stringendo i pugni dal nervoso, raggiunse la bottega della dolce Zia Elvira. Solo che Zia Elvira non c’era più.
Al suo posto, dietro al bancone dei cibi freschi, c’era invece un energumeno dalle spalle quadrate e con gli occhiali da sole. Sopra all’abito nero, l’omone indossava un grembiule con disegnata una fantasia di ciambelle: il grembiule preferito della vecchia bottegaia Elvira.
– Desidera qualcosa, signorina? – chiese il sostituto a Lira, dietro alla quale si agitavano ancora le tendine colorate dell’ingresso.
– Dov’è la signora Elvira?
– Ah, la mia cara zietta. Si è dovuta assentare per un viaggio di riposo, di riposo… – poi l’energumeno si portò una mano alla bocca e, tossendo, sembrò pronunciare la parola “eterno”. – Allora, cosa ti do di buono? Abbiamo il pecorino in sconto e il guanciale a soli otto euro al chilo, per non parlare delle uova, sempre fresche di giornata!
– Hai detto riposo eterno?!
– No, ho detto solo riposo.
– Non è vero, poi tossendo hai detto anche eterno. Riposo eterno!
– Ho detto “Si riposa e torna”.
– Io vado a casa, oggi non ho proprio spazio per un altro pazzo nella mia vita.
Così Lira se ne andò tutta spaventata, per le minacce di Alan Scuro, per gli strani soggetti che affollavano le stradine di Monsampietro Mollico e per la povera Zia Elvira, forse finita uccisa dal suo palese sostituto come accadde alla nonna di Cappuccetto Rosso.
Ma la ragazza non pensò nemmeno per un istante di avvertire la polizia. Non poteva permetterselo. Perché se le forze dell’ordine avessero indagato anche su di lei, avrebbero scoperto che Lira, minorenne, dal TSO della mamma aveva sempre vissuto da sola. Infatti, la premurosa bottegaia Elvira, per amore verso la sfortunata ragazzina, si era finta la sua vera zia agli occhi dello Stato. Quindi Lira pensava a lei e piangeva impotente, e circondata dalle ombre della notte.
Giunta a casa, Lira girò la chiave della porta per nulla blindata. Poi si guardò intorno ed entrò nella sua solitudine, senza per giunta aver comprato nulla della lista. Tanto l’aveva scritta lei per se stessa, quindi almeno nessuno si sarebbe lamentato.
Intanto, nell’altra casa, Alan Scuro, l’uomo giunto dallo spazio che l’aveva malamente scacciata, si era rimesso ad armeggiare col suo ultimo robottino da costruire.
Dopo cena, anche se non era portato per i lavori domestici, dato che per trentatré anni il suo domicilio era stato il robottone Remo-Tob, in preda ai pensieri e in mutande, Alan Scuro si era poi messo a stirarsi minuziosamente una camicia bianca.
Per concentrarsi ascoltava un vecchio disco disco, e, ancheggiando a ritmo, parlava da solo: – Allora, se non ricordo male Didamante partiva dal colletto. Prima la parte esterna e poi quella interna… Dannata l’esistenza, non sarò mai bravo quanto lui in queste cose da donne. È più facile pilotare un Tob da guerra che stirare… Lo spazio aperto, il mio robottone, dov’è finita la mia vita?
Poi, mentre dal colletto passava allo stiraggio delle spalle aiutandosi con la parte più stretta della tavola da stiro, la voce di Alan Scuro divenne interiore, e gli ritornarono in mente le parole che suo padre gli disse il giorno in cui iniziò ad addestrarlo, in quel lontano gennaio del ’90: “ – Alan, dietro alla Luna c’è un varco che porta ai confini dell’universo, in un sistema ostile.
Oltre quel varco e pronta a difenderlo, c’è l’Arca Matron della Chimichanga Dam. Il tuo compito, Alan, sarà quello di vivere sulla Matron per massimo trent’anni, si spera, e, quando richiesto, pilotare il mio Tob, lo stesso che fu di tuo nonno, di suo padre, del nonno di tuo nonno e così via: l’unità legionaria da combattimento Remo-Tob.
Dovrai farlo ogni volta che il nostro pianeta natale sarà minacciato. Alan, da quel varco, chiamato Varco di Tarlo, dovrai far passare solo i piloti che a ottobre torneranno sulla Terra per procreare.
– Per procreare?
– I piloti devono generare un erede maschio il prima possibile a cui tramandare il robottone, come feci io e… come dovrai fare tu.
– Perché solo loro? Chi potrebbe inseguirli? Chi minaccia la Terra?
– Lo scoprirai a luglio, nel giorno del tuo diciassettesimo compleanno, come tutti i Prestabiliti.
– Ok, papà Scuro. Ma io voglio fare il disk jockey in discoteca. Anche se mi piace costruire i modellini dei Buffo Robot e dei Dumdam, non credo che sarei capace di pilotarne uno vero! E poi non voglio aspettare fino a luglio per sapere chi siano i Nemici dell’Umanità, sono curioso!
– Lo saprai a tempo debito. Alan, chi lo viene a sapere infrangendo le regole, impazzisce.
– Io non voglio papà, ho… paura.
– Non puoi esimerti, sei il mio unico figlio maschio ed essere figlio di un prestabilito ti rende a tua volta un prestabilito.
– Come per il figlio del notaio?
– Esatto, figliuolo. E per quello del medico condotto e del politico.
– Ma non mi sentirò solo? Gli altri prestabiliti nella foto che mi hai fatto vedere sono tutti grandi… Aristogitone in particolare è una cariatide!
– Lui un figlio maschio lo ha avuto sparando gli ultimi colpi che aveva, a 58 anni e dopo innumerevoli anni di servizio sulla Matron! Una vera fortuna per la Terra che alla fine abbia fatto centro. Non preoccuparti, fra due anni, nel luglio del ’92, quando anche il suo erede compirà diciassette anni, anche Aristogitone, dell’unità oplitica da combattimento Colosso di Rodi-Tob, lascerà finalmente la cabina di pilotaggio a suo figlio Didamante. Per allora sarai già un cadetto esperto. Magari sarai tu stesso ad addestrarlo e ci diventerai amico!
– Non ci penso proprio, papà Scuro. Io non andrò nello spazio!
Nel mentre del ricordo, Alan Scuro ultimava anche il secondo polsino, stirandolo, come aveva fatto per il gemello dell’altra manica, prima all’esterno, ponendo un’attenzione particolare verso il bottone, e poi, più grossolanamente, all’interno, dove del bottone c’era solo la cucitura e non rischiava di rovinarne la plastica.
Ma ora doveva stirare le maniche, in assoluto la parte più difficile di una camicia da colletto bianco. Quindi ricordò di nuovo quando lo aveva visto fare, ma soprattutto da chi: “ – Vedi, Alan Scuro, devi fare così: stendi delicatamente la manica lungo l’asse da stiro. Mi raccomando, stendila bene seguendo la cucitura del giro manica, o una piega si formerà anche sotto l’ascella, e poi dentro ci metti lo stiramaniche. E col ferro…
Didamante era altissimo, un colosso. Aveva riccioli biondi e occhi azzurri, e stirava da nudo, vestendosi piano piano con i capi che via via appiattiva. E purtroppo per Alan Scuro, che era sempre con lui nei momenti di pace, il Prestabilito greco iniziava sempre dalla camicia.
– Aspetta, Didamante, quello sarebbe uno stiramaniche? Ma è una tavola di legno! Comunque, dalla prossima volta, inizia dallo stirarti le mutande per favore…
– Esatto, è solo un asse di legno, ma serve a non creare una fastidiosa piega lungo le braccia che si vedrebbe ogni volta che ti togli la giacca.
– Mi spieghi, Dida’, perché dovremmo indossare una giacca nel Cosmo di Nessuno? Credo che al nemico non interessi come siamo vestiti mentre cerca di dilaniarci. E poi la Chimichanga Dam vuole che indossiamo le tute spaziali argentate con le strisce rosse. A me non dispiacciono. E poi mi piace il logo dei quattro missili in rotta di collisione col mostro monocolo…
– Ci credo, – lo interruppe Didamante, – in discoteca voi paninari vi vestite sempre così per andare a ballare quella musica che dieci anni fa, quando sei partito tu, era già fuorimoda.
– Ah, infatti quella che piace a te, Dida’, è moderna! Due palle gli anni Sessanta. – Alan Scuro si schiarì la voce, e intonò un – Yesterdayyy! Solo tu nel 2000 puoi combattere ancora con Rita Pavone a tutto volume! Ma la colpa è mia che te l’ho fatta conoscere.
– A proposito, Alan, le luci verdi e… Ecco, la sirena. Dobbiamo andare, arriva un’altra orda. Coprimi le spalle.
– Sì, ma tu copriti le palle, amico.”
Ora ad Alan Scuro spettava la parte più tediosa dello stiraggio, la fila di bottoni sul davanti.
Per prima cosa Didamante gli aveva consigliato di stirare fra un bottone e l’altro, con pazienza e solo con la lancia fumante del ferro da stiro. Come per i polsini, ma con molti più bottoni da schivare, e solo poi avrebbe potuto girare la camicia e dare anche qui un sollevante colpo veloce lungo tutto il cannoncino.
La parte delle asole invece sarebbe stata più facile. Ma non era ancora giunta l’ora delle cose facili.
“Un ultimo ricordo. Anno 2022, solo un anno prima:
– Didamante, mi ricevi? Muraglia-Tob è in pericolo, non comunica più, ma Zeus e Arte non rispondono e gli altri Tob sono troppo lontani dai nostri quadranti! Io lo avevo detto alla Chimichanga Dam che una donna non sarebbe stata in grado di combattere nello spazio! Ah, ma io non la aiuto, si attacca al cazzo quella cinese!
– Alan, ci vado io, ma ora non riesco a muovermi. Qui gli esemplari sono tutti di piccola taglia e alla mia Lancia Pulsar è rimasto solo un colpo. Sono troppe! Talmente tante che mi stanno sfondando l’oplon di antimateria! E non credo nemmeno sia fisicamente possibile…
– Dida’, nel mio quadrante di piccole non ce ne sono, solo medio-grandi come al solito, quindi posso affettarle come roast beef puzzolente. Ne ho una immensa davanti! Uso il mio doppio fendente a croce, Crocefissione Nell’Oscurità Assoluta del Remo-Tob!
– Alan, solo tu potevi dare un nome simile a un attacco, mica sei in una puntata di Dumdam!
– Dida’, sono più di trent’anni che non vedo una puntata di Dumdam. Lasciami divertire!”
Passando il ferro arroventato tra un bottone e l’altro, Alan immaginava di colpire ancora il nemico come quella volta, “aprendogli squarci nel torace spesso e verdognolo.
Poi immaginava di voltarsi per controllare di nuovo Didamante, ma il suo amico non c’era più. O meglio, Alan Scuro non riusciva più a vederlo in mezzo all’orda di nemici che come, un fiume puzzolente, stava sempre più invadendo il quadrante difeso dall’amico.
– Didamante, dove sei?! Didamante!
– Tranquillo, sto andando ad aiutare Muraglia-Tob. E per arrivarci, sto letteralmente facendo surf nella moltitudine di nemici che punta al varco. Il mio Rodi-Tob sembra fatto apposta per scivolare col suo scudo su questi cosi!
– Sbaglio o te l’ho insegnato io, novellino.
– A fare surf sui nemici? E poi non chiamarmi novellino, quest’anno sono trent’anni che combattiamo insieme.
– No, a farti bello davanti alla nuova Prestabilita cinese del Muraglia-Tob! Guarda che sei troppo vecchio per una così!
– Non si è mai troppo vecchi per amare, Alan!
Con un altro attacco incrociato inferto dal suo Gladio Oscuro, intanto che parlavano, Alan Scuro col suo Remo-Tob aveva tagliato le ali ad altri due esemplari di quelle gigantesche e immonde creature, che ora stecchite lo fissavano sospese nel Cosmo di Nessuno.
– Alan, ho raggiunto Muraglia-Tob davanti alla Matron e al Varco per la Terra. Ora ci penso io qui!
– Io te l’ho detto. Non verrò mai ad aiutare una donna, così impara a voler fare la guerriera spaziale!
– Ma non l’ha deciso lei. Aspetta, uso il mio ultimo colpo alla massima potenza.
– Che nome ha?
– Colpo alla massima potenza. A me Dumdam faceva cagare.
Alan vide la lancia di Didamante alzarsi e brillare di una pulsante luce bianca, che polverizzò all’istante tutto lo sciame che, puntando al varco per la Terra, aveva quasi portato allo stremo le ultime difese infuocate del dragone d’acciaio Muraglia-Tob.
– Ce l’hai fatta, grande! Didamante, saresti l’orgoglio di quella cariatide di tuo padre! Ma aspetta, cos’è quella cosa?!
Davanti al Rodi-Tob di Didamante, da dentro la coltre appena dissolta di esemplari minori, sbucò un immenso esemplare verdissimo e lucente, grande come una piccola luna, che azzannò col suo rostro bavoso il Colosso di Rodi-Tob e che, con una forza inaudita, staccò la testa al robottone. Là era alloggiata la cabina del pilota.
– Ma, ma, ma quella… è la Regina! – urlò Alan Scuro nel silenzio cosmico. – Didamante, mi senti? Dida’?!
Nulla, dalla radiotrasmittente Alan Scuro sentiva provenire solo la melodia di Come te non c’è nessuno. Un respiro sofferente fra spasmi di fetide viscere. E poi più nulla.“
Alan alzò il ferro da stiro.
Proprio mentre stava stirando la parte più semplice, si era fermato. E ora sulla schiena della camicia era impressa una macchia indelebile, che ricordava la punta di una lancia.
(Continua… Ma tu continua a leggere qui sotto!)
Bestiario: Oltre il varco, esistono solo quattro tipi di Nemici dell’umanità che i robottoni Tob devono combattere, ma tutti appartenenti alla stessa specie: esemplari piccoli, esemplari medio-grandi, ciccioni e la Regina, avvistata per la prima volta nel 2022, quando divorò Didamante e il suo Colosso di Rodi-Tob. Tuttavia dal racconto ancora non abbiamo scoperto altro su di loro. Ah, sì, hanno le ali e non sembrano profumare.
L’Episodio IV di Alan Scuro – Il male odorante – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 10-02-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)