(Nell’episodio precedente un gigantesco robottone dalle sembianze di un antico soldato romano è atterrato nella notte nel Colosseo. Tuttavia, prima che ripartisse, sembra che vi sia stato uno scambio di piloti…)
Era passata una settimana dall’atterraggio e dalla ripartenza dell’unità da combattimento Remo-Tob.
Alan Scuro, l’eroe dell’umanità al quale tutto era dato ottenere, colui che aveva la protezione di tutti i governi del mondo, anche di quelli più ostili, l’ineffabile e criptico Alan Scuro, aveva fatto una sola richiesta ai vertici della Chimichanga Dam. Anzi due.
– Nonostante la tua scenata, il tuo atterraggio sotto le luci dei riflettori, Alan Scuro, che ha smascherato la nostra organizzazione sovranazionale davanti all’intera umanità, siamo comunque in debito con te. Chiedici quello che vuoi.
– Voglio una casa a Monsampietro Mollico, nelle Marche, qui, in Italia.
– Non vuoi altro?
– Voglio andarmene da qui.
Aveva scelto una casa piccola, fra colline dimenticate. Aveva scelto di essere dimenticato. Non aveva dubbi, un paesino così piccolo era il luogo sulla terra che più gli avrebbe permesso di perpetrare quella solitudine cosmica alla quale era tanto abituato.
Tuttavia Alan Scuro forse non aveva considerato che su quel colle, a differenza che nello spazio aperto, vivesse anche una ragazzina bisognosa dei crediti dell’alternanza scuola-lavoro.
[In televisione, nella sede del giornale locale online più piccolo delle Marche, e quindi del mondo: “La guerra fra le Sette Meraviglie e i Nemici dell’umanità, dei quali purtroppo ancora non sappiamo nulla, ha appena posto fine all’ultima guerra sulla Terra. Lo stesso presidente Potin, alla luce dell’esistenza di uno o più robottoni, si è detto favorevole a una collaborazione bilaterale col governo USA: – Ora siamo finiti tutti nella stessa trincea, non ha più senso combattere tra di noi. Continuiamo con il gossip: il giornalista Massimo Due, recentemente candidato al Premio Pulitzer 2023, sta divorziando dalla moglie Rosalba e…”.]
– Se vuoi i crediti devi andarci tu a intervistare quel pazzo, Lira. Abitate nello stesso posto dimenticato da Dio.
– Non ci penso proprio, hai visto cosa ha fatto al signor Sandrino del comparto fotografico?!
– Sì, ma le abbiamo distrutte quelle foto e abbiamo detto di non parlarne più.
– Appunto.
– Ma Sandrino è pur sempre stato l’unico giornalista che Alan Scuro abbia mai fatto entrare in casa sua. Lira, della redazione di Le ultime dal Picchio sei l’unica rimasta a poter tentare, e forse a te da casa sua ti farà anche uscire illibata. Io purtroppo ho molti impegni…
– Perché dobbiamo farlo noi? Mi chiedo. Io sto qui solo per i crediti dell’alternanza, nemmeno voglio farla la giornalista. Non so cosa farò da grande.
– Alan Scuro ha scacciato tutti i più importanti giornalisti del mondo, compresi quelli del New York e del Washington. Per non parlare degli italiani, a uno di Repubblica si dice addirittura che quel pazzo gli abbia puntato una strana arma alla testa. E poi c’è stato il nostro Sandrino… Povero Cristo, ora è nello stesso reparto di tua…
– Non cambiare discorso. Io non ci vado.
Uscita dal giornale, come ogni giorno Lira si incamminò verso l’ospedale provinciale, per far visita a sua madre.
Per strada, come da sempre, le persone che incontrava le accennavano i soliti sguardi chirurgici di stupore. Ma lei non se ne curava, più di tanto… Ci era nata con quel neo sulla punta esatta del naso che si ritrovava. E almeno i passanti, a differenza delle compagne di classe, dopo un po’, per ritegno distoglievano lo sguardo, cosicché la sua diversità smettesse di pesarle. Almeno fino al passante dopo.
– Lira a mamma, che giorno è?
– Il 26 gennaio 2023, mamma.
– Hai messo il fiocchetto rosso fra i capelli? Quello che ti ho regalato?
– Sì, mamma. Lo porto sempre.
– Perché te li sei tagliati? Erano tanto belli…
– Per comodità…
– Brava, figlia mia, la mia dolce figlia femmina col fiocchetto rosso fra i capelli! Ma ormai è giunto il tempo della distruzione dell’umanità, AHAH! Moriremo tutti divorati dal fetore incessante! E le nostre anime disciolte bagneranno la terra marcia!
– Sì, mamma. Ma tu non agitarti.
– Ci entreranno nelle scarpe e ci mangeranno i piedi da vivi. E poi nello stomaco, dalla bocca, dal naso, dalle orecchie, dal culo e dalla fi…
– Mamma! Calmati, non c’è nessun mostro.
– Quest’anno ce ne sono già di più, Lira. La fine è vicina e le madonne versano lacrime di sangue per i loro figli. Puoi chiudermi la zanzariera, tesoro?
– Perché? La finestra è chiusa…
– Chiudila lo stesso. Ah, amore della mamma…
– Dimmi, – la spronò Lira rimettendosi lo zaino.
– Mi raccomando, impegnati a scuola, la mamma ci tiene tanto.
– Sì, vado bene.
– E fa’ attenzione agli UFO!
Dall’arrivo dell’uomo spaziale, Monsampietro Mollico non sembrava più il paesino dove Lira era cresciuta, bensì piuttosto uno scenario alla Area 51. E lei se ne rese più che mai conto quel giorno, dopo che, scesa dall’autobus, dovette allungare il tragitto fino alla bottega di Zia Elvira, per comprarvi il sale grosso, la pasta e le altre cose della lista che si era scritta da sola.
Ombre di uomini si aggiravano fra i mattoni e sulle tegole del centro storico. Si sentivano radio trasmittenti accendersi, con suoni simili a quelle della polizia nei film. E quando poi qualcuna di quelle ombre vicine ma lontane iniziava a farfugliare qualcosa, subito taceva all’avvicinarsi della studentessa.
Inoltre, e questa forse era la cosa che più inquietava la piccola Lira, i passanti le sembravano delle comparse messe lì appositamente. Erano assenti pur essendo presenti. Ombre proiettate dalle proprie ombre.
Ma c’era altro a preoccuparla più di quanto non riuscisse a risolvere attraverso la noncurante ingenuità dei suoi anni.
– Ci sarà qualche evento, forse in Comune, o in Teatro… Per fortuna in reparto si sono ben guardati dal dire alla mamma che un robottone è atterrato giusto una settimana fa e che il pilota abita qui. Oddio, devo intervistarlo… Sono fottuta. Senza intervista, niente crediti dell’alternanza scuola-lavoro e, senza crediti, nessuna promozione nonostante i dieci. Chissà come reagirebbe la mamma se le dessi anche questa preoccupazione… Casa sua. Do solo un’altra occhiata, tanto non è lontano dal negozio della Zia Elvira.
Quella di Alan Scuro era una casetta modesta, su due piani, con sulla facciata in mattoni, una porta e due finestre. Nel piccolo giardino c’erano dei vasi di aspidistra e una statua a forma di mostro minacciato da tre razzi fin troppo familiari. Che strano poi, l’ultima volta che Lira era passata di lì, per via della curiosità sempre dovuta ai suoi anni, i razzi erano quattro.
Toc-Toc! Era l’imbrunire e dalla sola occhiata che doveva dare, Lira stava bussando a quella porta, la porta oltre la quale viveva l’uomo che aveva fatto quelle cose a Sandrino e che ora stava ascoltando musica degli anni Ottanta.
Là davanti Lira, oltre che osservata da alcuni passanti con mascelle definite e occhiali da sole, si sentiva piccola, in difetto e indifesa. Per fortuna nessuno andava ad aprirle.
– Me ne vado. Ma perché ascolta questa musica da boomer!
Decise allora di sbirciare dalla finestrella del piano terra, per la tenacia dovuta ai suoi anni, ma l’unica cosa che riuscì a intravedere, oltre la doppia zanzariera, fu un uomo strano che armeggiava con un piccolo robot. Quindi, giustamente, diede le spalle alla modesta casa, decisa a rinunciando per sempre all’intervista e, di conseguenza, all’anno scolastico.
– Mamma capirà, la scuola non è tutto nella vita.
– Chi sei? – le chiese Alan Scuro, mirando al fiocchetto rosso immerso fra i capelli scuri della ragazzina.
Lira si voltò di nuovo verso la porta, ora spalancata, rabbrividendo. Un uomo sulla cinquantina in tuta spaziale e con i capelli palesemente tinti, perché esageratamente scuri, dall’uscio le stava puntando contro una pistola enorme e tutta colorata, mentre dietro di lui echeggiava la febbre del sabato sera.
– Io sono Lira, di Le ultime dal Picchio… – rispose la ragazza portandosi le mani al petto, per proteggersi istintivamente il cuore.
Ma altro di lei era in pericolo. Difatti l’istinto di sopravvivenza le fece notare che il razzo mancante sulla statua era identico a quello delle foto secretate dal suo giornale, deducendo di conseguenza che il missile scomparso dalla scultura fosse quello che Sandrino si era ritrovato nel culo, dopo aver fatto visita, prima di lei, ad Alan Scuro! E il peggio era che di razzi su quella statua ce n’erano ancora tre, e Lira iniziò a fissarli con estrema preoccupazione.
– Risposta esatta, – disse un Alan Scuro per nulla amichevole. – Tu qui hai già perso un collega, Sandrino, se non sbaglio. Non sai che in battaglia laddove perdi un compagno non devi addentrarti?
– La prego, signore, abbassi quell’arma… Io non sono mai stata in battaglia!
– E non lo farai mai!
Alan Scuro, che non aveva mai abbassato un’arma in vita sua, nonostante le suppliche fece lo stesso pressione sul grilletto, mirando poco sopra al neo di Lira, così facendogliene comparire un altro, color laser, fra gli occhi.
– Bang!
(Continua… Ma tu continua a leggere i contenuti speciali qui sotto!)
Contenuto speciale di questo episodio: Dialogo fra lo scrittore e il protagonista
- Ehi, tu, scrittore!
- Dimmi, Alan Scuro.
- Ma le ho sparato veramente?
- Lo scoprirai come tutti la prossima settimana.
- Brutto bastardo di uno scrittore fallito!
- Sta’ calmo o aggiungo al tuo carattere che ami stirare le camicie.
- Vaffanculo!
L’Episodio III di Alan Scuro – Stirare fa ricordare – verrà pubblicato, sempre qui, il giorno 02-02-2023, alle ore 00:00.
Grazie per il vostro tempo. L’autore, Francesco Maurizi
(La storia, i luoghi e i personaggi di questo e di tutti gli altri racconti presenti in questo sito, sono frutto della fantasia dell’autore degli stessi, Francesco Maurizi, e come tali, sono protetti dal diritto d’autore.)